Municipio. Dopo il caso degli spazi in via Garibaldi c’è un fronte bipartisan contro la cessione di immobili
Contestazione da An al Prc. Seduta ad alta tensione, chiesta una regolamentazione È bipartisan la critica alle vendite a prezzi stracciati dei palazzi comunali. In un consiglio particolarmente acceso, anche dai banchi della maggioranza si è levato un coro di proteste contro la cessione degli immobili, e in particolare la vendita del palazzo da centinaia di metri quadri di via Garibaldi. Ceduto per 240mila euro a Paolo Demontis tramite una delibera firmata dalla dirigente dell’assessorato al Patrimonio Maria Letizia Sanna. Una tensione che si respirava già dalle prime battute in Consiglio e che si è resa evidente con l’uscita dall’aula di Gialeto Floris (An) perché in profondo disaccordo con il tentato rinvio della discussione. I lavori invece sono andati avanti e il dibattito si è infiammato sull’interrogazione di Alessandro Serra (An) che chiedeva chiarimenti sulla vendita del palazzo in centro. Inizialmente è stato il sindaco Emilio Floris ad aprire uno spiraglio, mettendo lemaniavanti, «potrei anche bloccare le vendite dei palazzi» ha affermato, ma prendendo la difesa della dirigente.
POSIZIONE sulla difensiva anche quella dell’assessore al Patrimonio Gianni Chessa, che ha spiegato che «la dirigente ha solo applicato il regolamento». Ovvero la normativa che prevede che una stima particolarmente bassa per gli immobili «vetusti e fatiscenti». Oltretutto, ha puntualizzato, «si trattava di un locale commerciale e non di un appartamento». Il dibattito in Consiglio si è infiammato subito dopo. Più soft i toni della maggioranza, con Paolo Carta (Udc) che ha denunciato il prezzo «spaventosamente basso » della vendita, mentre Lino Bistrussu (Riformatori) ha parlato di «concorrenza sleale». Ha tuonato decisa invece l’opposizione. Tra i tanti che hanno preso parola, Ninni Depau (Ulivo) ha denunciato «il Comune che aumenta le tasse e svende il patrimonio», e soprattutto Giuseppe Macciotta (Ulivo) che ha definito le vendite «contrarie all’interesse pubblico e quindi non legali».
di Ennio Neri (Il Sardegna)